Rhoda
Abbott (fotografia sopra) fu una superstite del TITANIC e, in quella notte fatale,
si distinse per il fatto di essere stata l'unica donna
realmente
sopravvissuta all'acqua fredda dell'Atlantico: tutte le altre donne
scampate alla tragedia occuparono un posto nelle scialuppe di salvataggio. Rhoda
Abbott
era sopravvissuta, ma soffrì mentalmente per il resto della sua
vita: aveva già sofferto una separazione ed un difficile divorzio un
anno prima.
Rhoda aveva comprato i biglietti per fare ritorno negli Stati Uniti a bordo
del Providence nell'aprile del 1912. A causa dello sciopero
nazionale del carbone in Inghilterra, si rese necessario prelevare il carbone
da altre navi per permettere al TITANIC di salpare, quindi
le sistemazioni di Rhoda Abbott furono cambiate: da un vecchio e piccolo bastimento
al magnifico e gigantesco TITANIC!
La famiglia Abbott viaggiò in treno fino a Southampton e qui si imbarcò
sul favoloso TITANIC, seppur in terza classe. |
Dopo l'imbarco, Rhoda
Abbott ed i suoi figli, Eugene
di 13 anni e Rossmore di 16 (fotografia
sopra), trovarono le loro sistemazioni nelle cuccette
a loro riservate a poppa della nave. Mentre Rhoda Abbott era impegnata nel disimpegno
della cabina per i prossimi giorni, i ragazzi dedicarono il loro tempo ad
esplorare l'enorme nave. Rhoda Abbott fece la conoscenza di Amy Kristine Stanley, Emily
Alice Brown Goldsmith
e May Howard che occupavano le cabine vicine. Il viaggio fu abbastanza tranquillo
con i ragazzi che vagavano per i corridoi ed i ponti della nave e Rhoda
Abbott che passava
il tempo conversando con le signore da poco conosciute.
La famiglia si era appena ritirata per la notte quella domenica del 14 aprile,
quando venne svegliata da una scossa improvvisa, da un rumore terribile e
da un suono raschiante che proveniva dal lato destro della nave. Subito ipotizzarono
che qualcosa non andava per il verso giusto ed i ragazzi percepirono l'inizio di un'avventura.
Fu così che si recarono sul ponte per scoprire che cosa stava accadendo. Rhoda
Abbott preferì aspettare qualche inserviente. Qualcuno nel corridoio
le riferì che tutto era sotto controllo e che poteva tornare a dormire.
Con loro disappunto, Eugene e Rossmore furono invitati, dagli uomini in servizio,
a tornare alle loro cuccette e rimanere lì con la loro madre. All'incirca
alle 0:15, Rhoda Abbott ed i ragazzi vennero destati improvvisamente da un cameriere
che aprì di scatto la loro porta gridando loro di salire sui ponti
e di indossare i giubbotti di salvataggio. La serietà della situazione
non fu realizzata subito da Rhoda Abbott e dai ragazzi: con indifferenza si vestirono
ed indossarono i giubbotti di salvataggio. Una volta nel corridoio trovarono
tantissime altre persone e decisero di seguire la catena umana che si muoveva,
e passando attraverso una paratia stagna aperta salirono uno scalone che conduceva
al ponte superiore. Qui si ritrovarono insieme ad uomini, donne e bambini di
terza classe nella zona del salone di seconda classe. Soltanto alle donne
ed i bambini fu permesso oltrepassare il cancello di accesso, che era sorvegliato
da parecchi uomini dell'equipaggio. In qualche modo, Rhoda Abbott riuscì a
passare con i due figli dal cancello. Dopo, essere saliti sul ponte delle
imbarcazioni, furono condotti lentamente in avanti, facendo attenzione a muoversi
per non inciampare nelle corde lasciate dalle scialuppe di salvataggio già
calate in mare. Nel frattempo l'ultimo dei razzi di segnalazione fu sparato
dalla zona del ponte di comando della nave. Raggiunsero infine la scialuppa
di salvataggio dal lato di dritta della nave: era l'ultima rimasta, il canotto pieghevole
C. Soltanto le donne ed i bambini furono fatti passare attraverso un cordone
umano predisposto da un gruppo di uomini dell'equipaggio, responsabili del
carico di questa barca. Rhoda Abbott guardò ansiosamente se Emily
Alice Brown e Frank John William
Goldsmith, May Howard, ed Amy Kristine Stanley erano nella scialuppa di salvataggio. Come
entrò nella barca, il suo istinto materno cercò subito i suoi
figli. Amy Kristine Stanley ricordò la tristezza di quello sguardo
e ritenne che Rhoda Abbott volesse stare unita ai suoi figli e perire, se necessario,
con loro. Il canotto pieghevole C fu calato nelle scure acque atlantiche alle
2:00 circa senza Rhoda Abbott, che nel frattempo scese, Eugene e Rossmore. Tutti
e tre gli Abbott furono in piedi sul ponte inclinato del TITANIC
con l'acqua che lentamente montava sempre più vicino alla loro posizione.
Nel frattempo un gruppo di membri dell'equipaggio stava provando a calare
in mare il canotto pieghevole A, collocato in cima al tetto del
quartiere degli ufficiali. I teloni furono rimossi e la barca era quasi pronta per l'imbarco quando il TITANIC
iniziò la sua immersione finale. I passeggeri, Rhoda Abbott con i suoi figli e la squadra, che
erano in procinto di imbarcarsi sul
canotto pieghevole A,
vennero travolti dall'acqua. Rhoda Abbott ebbe appena il tempo di stringere le mani
dei figli prima che essi fossero spazzati via dall'inizio dell'affondamento.
Lottò per tenerli stretti ma inutilmente, e fu inghiottita spietatamente
dal mare. Lottando per la sopravvivenza e con il respiro affannoso, Rhoda
Abbott
provò vanamente di individuare i suoi figli nella massa di persone
che la circondavano nelle gelide acque. Una mano forte afferrò il suo
braccio: fu presa a bordo del canotto pieghevole A che contava già oltre
venti persone nella barca. Le ore passarono inesorabilmente e l'ipotermia
richiese il relativo tributo. Uno per uno, i morti furono gettati in mare. August Wennerstrom, uno degli occupanti del pieghevole, più successivamente
dichiarò: "Perdemmo tutta la sensibilità; quando
qualcuno moriva, lo gettavamo immediatamente fuori dalla scialuppa per dare
meno tensione alle persone a bordo, oltre ad un poco più di spazio ed allo stesso
tempo per rendere meno gravoso il peso della barca". Quando l'ufficiale
Harold Godfrey Lowe infine
arrivò con la scialuppa di salvataggio 14, solo 20 persone sopravvissero
a questa ardua prova e Rhoda Abbott fu una di loro.
Gli occupanti del canotto pieghevole A vennero trasferiti sulla scialuppa facente
capo all'ufficiale Harold Godfrey Lowe ed il canotto pieghevole A fu abbandonato alla deriva, con
altri morti a bordo. Rhoda Abbott fu quasi incosciente durante il nuovo trasferimento
a bordo della Carpathia: fu il fuochista del TITANIC
Thomas Threlfall ad aiutarla a salire sulla nave di salvataggio. Rhoda
Abbott passò
in delirio per gran parte del viaggio della Carpathia verso New York:
Amy Kristine Stanley si occupò gentilmente di lei. All'arrivo a New York, Rhoda
Abbott
fu una degli ultimi superstiti a sbarcare e venne poi trasportata all'ospedale
St. Vincent a Manhattan. Visse, per il resto della sua vita, con gravi
problemi respiratori come conseguenza della sua esperienza sul TITANIC.
Il suo recupero fu molto lento. L'esperienza l'aveva segnata fisicamente e
svuotata mentalmente. Passò molti mesi ad addolorandosi per i figli
persi: il corpo di Eugene Abbott non fu mai recuperato mentre il corpo di Rossmore
Abbott,
contrassegnato con il numero 194, fu sepolto in mare il 24 aprile.
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